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fase pozzuoliana ed ischiana 413

garsi il vulcano, che lancia al di fuori getti intermittenti di vapori e di scorie: talvolta anche qualche sgorgo di lava. Più tardi, però i maggiori crepacci si ostruiscono, e dai crepacci minori, come dagli spiragli d’una grande caldaja, emanano soltanto i gas e i vapori; i quali mantengono una nube che oscilla sulla vetta del cono. Il vulcano è entrato nella sua terza fase, la fase di semplice emanazione, o fase pozzuoliana, come io la chiamo da poco tempo in quà. Il vulcano si è convertito in solfatara. Fumajole di vapori acri e puzzolenti, moffette, ossia esalazioni di gas acido-carbonico, sorgenti calde, sublimazioni di diversi minerali cristallini tra i quali primeggia il solfo, ecco quanto resta di quella terribile attività, che sparse dapprima la desolazione e la morte sopra vaste regioni. Ma anche le emanazioni cessano a poco a poco: le lave, esposte all’azione atmosferica, si decompongono, si convertono in fertile terriccio. Una vegetazione rigogliosa si arrampica, per dir così, sull’arida montagna; riveste il lembo del cratere e il fondo, che era una volta la bocca spalancata dell’abisso. Così il camino di un’ardente fornace si trasforma in una silenziosa foresta, o in lago tranquillo, accarezzato dagli zefiri. Il vulcano è spento!... È spento?... Egli dorme: ma quanto il suo sonno è menzognero! Egli non corre che la quarta delle sue fasi, la fase d’estinzione o fase ischiana che appunto si dice fase, perchè non rappresenta che uno stato passaggero del vulcano. Quel vulcano si desterà, forse fra un mese, fra un anno, fra un secolo, forse fra mille anni, più furente, più spaventoso di prima.... E che vi pare che io esageri? Sappiate che noi abbiamo pure in Italia un vulcano che ci ammaestra per bene a diffidare di uno stato di tranquillità, ed è da esso ch’io piglio l’epiteto di ischiana per designare questa fase di morte apparente. Sai, Giovannino, dove è posta l’isola d’Ischia?»

«Se ben mi ricordo, nel golfo di Napoli», fu lesto a dire Giovannino. «Ma non è un vulcano».

«Forse gli stessi Ischiani credono, al pari di te, che non sia un vulcano. Anche quelli che per avventura ne riconoscono la natura vulcanica dai numerosi crateri che veggonsi là colla bocca ancora spalancata, e dalle correnti di lava che sembrano eruttate jeri, non dubitano al certo di ritenere come spento il loro vulcano. Corsero infatti sei secoli ormai dacchè l’Epomeo, il più gran monte, cioè il più grande, o meglio l’unico vulcano dell’isola, dorme tranquilli i suoi sonni, sotto le coltri fiorite di una vegetazione lussureggiante. La storia delle sue eruzioni ter-