Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/435

Da Wikisource.

il cratere in eruzione 429

lezze. Ecco Napoli! Ecco Rèsina, e Torre del Greco! ecco là in fondo verso mezzogiorno l’isola di Capri, che si stacca dal grande sperone che divide il golfo di Napoli da quello di Salerno. Ecco a occidente Ischia come un grande smeraldo, sormontata dal suo Epomeo, che dorme da secoli, lasciando che i suoi campi di lave ardenti vengano trasformati in colti e giardini! Accanto ad essa sorge, gemma minore, l’isola di Procida. A nord il capo Miseno, donde il gran Plinio stette dapprima a contemplare l’eruzione del Vesuvio. A oriente l’isoletta di Nisita! Fra il capo Miseno e Nisita si stende la bellissima baja di Pozzuoli, scavata in seno a quella portentosa regione dei campi Flegrei, dove fumano le stufe di Nerone, dove soffia la solfatara, dove sorse, come per incanto, il monte Nuovo, che accrebbe quell’esercito di vulcani, a cui erano ascritti nei tempi preistorici il vulcano d’Averno, col suo lago craterico, il monte Barbaro, il cratere degli Astroni, e altri che coprono cogli antichissimi coni un’immensa voragine di fuoco, pronta ad erompere di nuovo, a crear nuovi monti, a spargere di nuovo il terrore e la morte in seno a quelle terre così pacifiche e ridenti.... Ma il Vesuvio?... Il Vesuvio noi vogliamo.... e si ricomincia a salire, a salir senza posa, con smania sempre crescente, quella negra piramide, che sembra crescere alla sua volta altrettanto sopra le nostre teste in luogo di abbassarsi. Ma il fumo, che prima ci appariva oscillante come nube leggera sul vertice, si è ingrossato, si è fatto più denso, e si svolge in globi che si alzano distinti, netti l’uno sopra l’altro, rotolando per l’aria come nubi temporalesche. Già il nostro orecchio era rimasto colpito da rombi sordi come da colpi lontanissimi di tuono. Dunque il Vesuvio freme.... ferve. — Oh delizia! Fra poco saremo lassù, e potremo gettare per la prima volta uno sguardo entro la gola di un vulcano. — E su, e su, coll’anelito crescente, con un passo che tanto più si ostina, quanto più si sente contrastato dall’erta. La negra piramide ora si va abbassando davvero, ormai non ci sovrasta che un nero cumulo, rotondo, quasi una bica di carbone. Eccoci quasi al lembo del cratere.... già ne odoriamo il fumo.... Due passi ancora e ci buttiamo sdrajati sull’orlo di una voragine fumante, tra il diletto che ci esalta e ci rinnova guardando e la fatica che ci ha tolto il respiro.

7. » Bisogna sapere che il Vesuvio aveva avuto una forte eruzione nel 1861; l’ultima delle tante rese celebri dai disastri di Torre del Greco. Dopo quell’eruzione finse di riposare per circa un anno; ma nel 1863 un accesso di furore lo desta, e slancia