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rosse come pezzi di bragia. Quei forestieri, che avevano volto il dorso al primo rantolo, precipitandosi giù dal cono, furono appena in tempo a sottrarsi a quella mitraglia, che li avrebbe potuto offendere seriamente. Dovetti persuadermi che la nostra guida non era pusillanime, ma prudente. Quanto a noi pertanto ci accontentammo di rimanerci a contemplare più da vicino quello spettacolo, che ci aveva tanto commossi da lontano.

9. » Soddisfatti, ma non mai sazî, pensammo però che era tempo di uscire dal cratere. Ma volere e potere, per quanto si dica, sono due cose ben diverse, ed io ebbi l’occasione allora di sospettare che fossero due cose opposte. Ritornati a piè della piccola frana di lapilli, che ci aveva prestato una così agevole discesa, credevamo di poterla rimontare colla stessa facilità. Ma sì: aspetta un poco.... Lasciarsi sdrucciolar giù da un mucchio di sabbia o di ghiaja, la è cosa facile per chicchessia, foss’anche un sacco di cenci; ma salirvi.... gli è un altro par di maniche. Imaginate di dover ascendere una montagnola di miglio, dove siete certi che non salite un passo che per discenderne due. Dovemmo in breve accorgerci di trovarci nella condizione della formica, caduta entro l’imbuto preparato con arte satanica dal suo nemico, il formicaleone. S’affatica invano la prigioniera per riguadagnarne l’orlo, agitando lesta lesta le povere gambette sulla sabbia così scorrevole, che si direbbe liquida. Così ci affannavamo noi, mutando invano i passi con rapidità convulsa, sul manchevole lapillo, che si sfondava franando continuamente disotto ai piedi. Vi sarà capitato, senza dubbio, di fuggire, in sogno da qualcuno che vi insegue, e di sentirvi i piè che non puntano, le gambe colpite come da paralisi, e di agitarvi ansanti, sbuffanti su per l’erta, senza poter fuggire. Ebbene, salvo l’esser desti e non in sogno, era precisamente il nostro caso. Imaginatevi che al gran formicaleone, voglio dire il vulcano, fosse saltato il grillo, come al pirata delle formiche, di regalarci in quel frangente una grandine di sassate.... nè non ci erano d’ajuto certamente quelle emanazioni solfuree, che, sfuggendo dal soffice lapillo, venivano a soffocarci il respiro. Basta; in qualche modo ne uscimmo, ma fu un’ardua impresa; ve n’assicuro.

10. » Eccoci di nuovo seduti sull’orlo del cratere per riposarci, e per godere ancora alcun po’ di quella scena di boati e di sbuffi. Intanto, poco lungi da noi, s’era messo a sedere un Inglese, un vecchio dai capelli tra il biondo e il bianco, dal naso rosso e dai denti lunghi e prominenti. Egli era beato di trovarsi