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eruzione del 1852 471


«Levatici di buon mattino a Nicolosi il 31 del mese d’agosto, trovammo pronte le guide e quattro muli soltanto, noleggiati unicamente per sovvenire nel caso ai più invalidi, mentre tutti ci sentivamo in lena, desiderosi di fare a piedi una corsa così interessante. Da Nicolosi bisogna recarsi a Zafferana, dove si apre verso est la valle del Bove. La via corre fra i vigneti e gli olivi, sempre a vista di mare. Senz’altri particolari eccoci a quella grossa borgata, ch’ebbe a sottostare nel 1852 a così tremenda minaccia, salva, si può dire, miracolosamente dopo parecchi mesi di angosce mortali. La notte del 20 agosto 1852 infatti un forte terremoto scosse la regione centrale dell’Etna. Il sommo cratere era in eruzione, buttando in aria, come al solito, lapilli e scorie. D’un tratto la montagna si spacca, e molte squarciature si manifestano nella direzione della valle del Bove, finchè in fondo ad essa si determinarono due punti principali di eruzione e crebbero due coni. Il principale, chiamato poi monte Centenaro, slanciava il 21 agosto, e per 16 giorni di seguito, sabbie, scorie, lapilli senza interruzione, crescendo fino all’altezza di oltre 160 metri. Fin dal 21 suddetto, un’enorme corrente di lava era venuta alla luce in quel punto, e in 8 ore aveva percorso 4 chilometri di strada, dividendosi in più rami. Uno di essi si dirigeva furiosamente sopra Zafferana. Figuratevi quale angoscia per gli abitanti, che vedevano il loro paese da un istante all’altro ingojato! Ma la lava, giunta alle porte, arrestossi, ed è meraviglioso il vederla là ancora, colla fronte ritta a guisa di un mucchio enorme di rupi che minacci da un istante all’altro di precipitare al basso, tutto travolgendo nella sua rovina, Narra il prof. Giuseppe Gemellaro, d’essere asceso con due compagni sopra una cima, dalla quale dominava quella spaventosa eruzione. Il suolo traballava così, che lui e i due socî ebbero a provare gli effetti del mal di mare. Veduta da quella sommità, che si chiama monte Finocchio, la valle del Bove gli sembrava conversa in un mare di fuoco. L’eruzione, dopo esser durata fino al 4 settembre, quando sembrava acquietarsi, riprese un nuovo vigore, e una nuova corrente si riversò sull’antica. Nell’ottobre quella corrente aveva guadagnato una certa apertura laterale tra due monti detti il monte Calanno e il monte Zoccolano, per cui si discende in una specie di valle di fianco alla valle del Bove, che è detta valle di Calanna. Ma tra quell’apertura e il fondo della suddetta valle vi è un gran salto, dell’altezza di circa 130 metri. La corrente infocata vi si buttò giù in forma di una grande cascata di fuoco,