Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/481

Da Wikisource.

origine della valle del bove 475

a visitare la valle del Bove. Il circo alpino e il circo dell’Etna si assomigliano fra loro come bàratri, scavati in seno alla montagna, recinti da pareti a picco, bizzarramente accidentati da burroni, vallette, spalti, aguglie e pianerottoli, sormontati da creste dentate, con un picco alto ed acuto che tutte le domina. Il fondo dell’uno e dell’altro circo è occupato da qualche cosa che si può paragonare ad un mare solidificato nel momento della tempesta. Uguali le onde, talora morbide, talora acute e dentate; uguali i crepacci; uguale quella solida corrente in cui si prolunga a valle il solido mare che il circo riempie; una perfetta somiglianza nella forma e nella disposizione fin delle morene, cioè in quelle lunghe file di massi, che corrono lateralmente alla corrente, sia poi di ghiaccio, o sia di lava, e si accumulano sulla sua fonte. Lo stesso spuallore, lo stesso silenzio, lo stesso abbandono di chi si sente come perduto in mezzo a quelle spaventose solitudini. Così gli estremi si toccano: così il monte Bianco e l’Etna si trovano d’accordo nel produrre sull’animo dell’osservatore le stesse impressioni profonde, solenni, grandiose e terribili. Al tempo stesso però si può egli imaginare due opposti più decisi? Paragonate pure il circo glaciale a quello della valle del Bove, purchè alle candide nevi, sparse come polvere di diamanti sulle cime e sui fianchi delle circostanti montagne, si sostituiscano delle ceneri nere come polvere di carbone, e quel mare di ondeggiante cristallo, limpido e trasparente come il vetro più terso, colle più vaghe sfumature di smeraldo e zaffiro, divenga un mare di ferraccio opaco e tutto bigio e nero; purchè insomma tutto quel candido bagliore prenda la tinta del bujo più cupo. Nella lotta degli elementi poi quanto diversa nell’uno e nell’altro circo si presenta la scena! Là oscillano le vette, dove la neve si estolle in aeree colonne di limatura d’argento, urla il vento, scoppia l’uragano, precipita la valanga: qui la montagna fuma e fiammeggia, e dagli squarciati fianchi sgorga un torrente di fuoco che da ogni parte dilata gli incendi. Certe scene del resto si contemplano, non si descrivono; certe impressioni si ricevono, si conservano vive vive nella fantasia; ma non si possono trasfondere. Non mi ci provo nemmeno. Vi dirò piuttosto qualche cosa, come vi ho promesso, circa l’origine della valle del Bove.

6. » I geologi sono rimasti a bocca aperta davanti a quella grandiosa vallata; e quando hanno voluto rendersi ragione del come il fianco dell’Etna fosse rimasto così profondamente squarciato, preferirono di ricorrere all’imaginazione, anzi che con-