Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/272

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loro della conferenza che tennero fra di loro i discepoli dopo la risurrezione.

“Ma Tommaso non era con essi! Tommaso non era con essi? sclamò il vegliardo in tuono di dolore. Che cosa adunque poteva averlo tenuto assente? Forse, disse lanciando uno sguardo espressivo su taluni fra i suoi uditori poco zelanti, forse aveva Tommaso il cuor freddo; forse aveva timore che non lo pregassero a recitar le prime preghiere; o forse, proseguiva gittando gli occhi sopra qualche fattore, temeva Tommaso che le strade fosser cattive, ovvero era diventato superbo di vergognarsi di comparire co’ suoi vecchi abiti„ e proseguiva ricapitolando scuse ordinarie de’ suoi uditori, ed allora con grande semplicità, e con grande emozione conchiudeva: “Pensate a quanto perdette Tommaso! perocchè, in mezzo all’assemblea venne il Salvatore e rimase fra loro! Quanto dolore fu quello di Tommaso.„ Questo avvertimento indiretto ottenne l’effetto di affollare per qualche tempo i posti vacanti.

Altra fiata Morris dava i particolari dell’unzione di Davide come re. Narrò come Samuele si recasse nella casa di Jefte a Beltemme ed entrando gli dicesse: Come state? e come Jefte lo pregò di sedere, ei soggiungesse di non poter fermarvisi a lungo, poichè Iddio l’aveva mandato ad ungere come re uno de’ suoi figli. E seguiva raccontando come Jefte facesse venire il più grande ed il più bello fra i figliuoli suoi e Samuele gli disse: Non è questi e così di tutti i figli che furono sottomessi a quella prova; alla fine Samuele chiede: Ma non avete voi un’altro figliuolo, Jefte? Mai sì, dice Jefte, v’ha per sopra mercato il piccolo David: e