Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/49

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— Ciò non può fargli nè bene nè male, poichè è disperato, disse papà Tim con voce fioca.

— Oh no, gran Dio! esclamò Sally.

— Volete, ancora contraddirmi? Non soffro d’essere contraddetto da nessuno al mondo. E per tagliar corto a inutile diverbio egli è certo che Giorgio va morendo, proprio al momento in cui noi l’abbiamo posto in grado d’esser ministro; e vorrei esser io stesso nella tomba, e così.... e senza compier la frase si slanciò fuori di stanza, chiudendosi dietro la porta.

È per noi una buona ventura che siavi un’intelligenza suprema che vede le sofferenze del cuore, come elleno sono, e non come le rappresentano le ribellioni dell’umana infermità. Forse una tale intelligenza è più inclinata a favore negli uomini burberi e severi, che verso coloro che di miti costumi sanno meglio conciliarsi le simpatie de’ loro simili. Ad onta di tutte le sue singolarità, papà Tim serbava in fondo al cuore un fondo di sincera religione. Ma vi son pochi in cui la religione non serva a lottare contro i difetti di natura, a modificare le passioni, ed infrenare i vizi.

Si fu a quest’ora di prova, che scoppiarono in tutto il loro vigore l’ostinazione, e la tenacità del vecchio. E comecchè scorgesse la necessità di una sommissione, pur gli era impossibile addattarvisi. Così fra sè e sè rimbrottandosi, invano si sforzava di soffocare gli stimoli di natura, e scacciando da sè ogni segno di simpatia (deplorabile gioco di contraddizioni, di perplessità, e di pugne ad ogni tratto rinnovate) allontanava pure ogni consolazione.

Dopo il meriggio della susseguente domenica, fu