Rime varie (Alfieri, 1912)/CXLIX. Perché da qualche tempo non scriva più versi
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
CXLIX. Perché da qualche tempo non scriva più versi
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CXLIX.1
Perché da qualche tempo non scriva piú versi.
Io, che già lungi di una donna in meste
Rime troppe il dolor disacerbava:2
E, i lunghi dí piangendo, pur cantava,
Pregno il cor d’atre immagini funeste;
5 Io stesso poi, presso a quell’alme oneste
Luci sue, la cui vista il duol disgrava,
In muta gioja tacito mi stava
Ben anni, quasi a dire altro non reste.3
9 E sí pur mai non è Letizia, meno
Che il sien le Cure, garrula loquace;4
Mal cape5 anch’ella entro all’umano seno.
12 Dunque, or perché la lira mia soggiace,
Vinta, diresti, dall’amor sereno? —
Pria che dir poco, immensa gioja tace.
Note
- ↑ Questo sonetto fu composto il 21 ottobre 1790, quasi due mesi dopo l’altro da me riferito per ultimo, e che immediatamente lo precede nel manoscritto.
- ↑ 2. Disacerbava: rendeva meno aspro. Meglio, mi pare, nel ms:
Io, che già lungi dal mio bene in meste
Dolci rime il dolor disacerbava... - ↑ 8. Ben anni, per parecchi anni. — Non reste, non restasse.
- ↑ 9-10. Reminiscenza delle parole di Seneca nell’Ippolito, altrove cit. dall’A.: «Curae leves loquuntur ingentes stupent». — Tra garrula e loquace è veramente assai piccola differenza, sicché di questi aggettivi ne bastava forse uno solo.
- ↑ 11. Cape, si contiene: voce frequentemente usata dall’A.; cosí nel Filippo (II, 2.ª):
entro il tuo ben nato
Gran cor non cape il madrignal talento.