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ni. Alla vista di così tragico avvenimento si eccitò un gran tumulto non meno nella plebe che nella nobiltà romana, per cui il Santo Padre dispiacente al sommo, per dare qualche soddisfazione agli uni e agli altri depose il Governatore Vincenzo Portico posto già in luogo sicuro, e fece pubblicare un rigoroso bando contro il bargello, e contro i birri già fuggiti e nascosti. Ma non contenta la plebe di tal provvedimento, tanto essa fece col mezzo anche dello spionaggio che serviva la Giustizia, che rinvenuti finalmente i birri nelle tane in cui eransi rifuggiti, esercitò su quei miseri quanto le veniva dettato dal furore e dall’odio implacabile che nutriva contro i medesimi. Era per verità un delitto per Lodovico l’avere di notte tempo assassinato o fatto assassinare il Vitelli, ma questo assassinio, sebbene premeditato, avrebbe potuto in qualche modo coonestarsi se il Vitelli di concerto col Governatore di Roma avesse realmente cooperato all’insulto di sopra accennato, giacchè la potenza degli Orsini era tanta e tale in Roma da far chiuder la bocca a qualunque anche più giusto e severo tribunale. Ma un altro delitto assai più atroce viene riferito dal Tempesti nella vita di Sisto V. che il detto Lodovico non molto dopo il precedente fece per mandato eseguire, e che gli costò assai caro. Restata Vedova Vittoria Accoramboni di Francesco Peretti, già proditoriamente ucciso, Nipote di Sisto V. allora Cardinale, dama di Gubbio, ed una delle più belle che vantasse allora l’Italia, sposò Paolo Giordano 1. Duca di Bracciano, vedovo esso pure della sorella di Francesco Medici Granduca di Toscana. Lodovico dunque, forse ingelosito di questo matrimonio, o perchè avesse inutilmente tentato di sedurla, piuttosto che imbrattarsi le mani nel sangue del Cugino, si determinò ad altro non men crudele espediente, quale fu quello di fare immergere per mezzo di un sicario un puguale nel seno dell’infelice dama Accoramboni, che spirò quasi nel momento in braccio a chi trovossi presente a così barbaro fatto. Non restò questo per altro impunito, giacchè costretto il crudele Lodovico a fuggire da Roma, ed errando ora in una, ora in altra città d’Italia perdè finalmente la vita sul palco, secondo riferisce il Platina, per ordine e sentenza del tribunale della Repubblica di Venezia nella città di Padova dove avea fissato il suo domicilio. Ecco come si diportavano i Baroni anche nel secolo XVI, sebbene i Papi fossero ormai giunti a un punto di farsi bastantemente rispettare e temere. Ma il cielo stanco di veder sempre Roma inondata di delitti, e lo stato di assassini e delle più enormi nefandità prodotte in gran parte dall’eccessivo potere baronale fece finalmente salire sulla cattedra di S. Pietro un Sisto V. il quale ebbe la gloria di abbattere l’orgoglio e la ferocia dei Baroni, e purgar Roma e lo Stato dall’empietà e dalla barbarie, e può ben dirsi con tutta ragione che dal momento della sua ele-