Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/137

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     Cinque giri finiro, ed altrettanti
Ordir di nuovo ritessendo il corso,
Anelando ambidui, ma molto avanti,
Ella pur fugge, e chiede al rio soccorso;
Quando a l’uno il destin d’eterni pianti
Trovò cagione, a l’altra diè di morso
Nel fior de’ primi suoi giovanil anni,
Mentre fuggir d’amor credea gli affanni.

     Di nuova spoglia, e d’alto petto armato,
Quasi spiando l’alta ripa, al sole
Fischiava un angue con tre lingue, e il prato
Spargeva di veneno, e le viole,
Questi, nol vedend’ella (ahi duro fato)
Al bianco piè, che ancor mi pesa, e duole,
Avventandosi fè sì dura offesa,
Che diede fin a l’infelice impresa,

     Che punta nel tallon, come fior colto
Langue repente, e perde ogni vigore;
Così la bella Euridice, nel volto
Subito tinta di mortal colore,
Cadde su l’erba, e le fu il viver tolto:
E spento il gel de l’indurato core;
Le valli empir di pianto, e gli altri monti
Le Ninfe vaghe, e i vaghi amici fonti.