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DA OVIDIO.
amori, lib. ii, eleg. 3.
Non uomo, ahimè! non femmina,
Guardi la mia fanciulla;
Di Venere le mutue
4Dolcezze a te son nulla.
A chi primier dell’utili
Membra scemò la prole
Ben fu la piaga debita
8Ond’altri oggi si duole.
So che saresti facile
A’ voti di chi prega.
Se Amor ti desse intendere
12Ciò che da te si niega.
Non puoi cavallo premere.
La guerra è a te disdetta,
La bellic’asta a reggere
16È la tua mano inetta.
È dell’uom ciò; si nobile
Speme non t’è concessa.
Tu alla tua donna aggiugniti
20Sotto l’insegna istessa.