Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/67

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rotte affatto o notabilmente rallentate a cagione de’ giornali, potrei citare non pochi esempi. E in questi casi le parti contendenti possono ripetere il più delle volte la frase di quel dabbene uomo che si era fatto ammazzare, colpa l’Ariosto che non aveva mai letto. Che importa a noi che il trionfo sia degli Uroni o dei Siminolli, che non abbiamo mai veduti, ne vedremo probabilmente mai iu nostra vita? Eppure ci lambicchiamo il cervello nelle congetture sui loro futuri destini, e sui varii modi di reggimento che saranno da essi adottati, più ancora che non usiamo di fare per dar miglior avviamento alle faccende di casa nostra, e procacciare alla nostra vita le comodità necessarie.

E passando ad argomenti di ancora più lieve importanza, che cosa è questo accapigliar si furiosamente in tutte le conversazioni ad ogni nuovo libro che viene alla luce, e per lo più non letto, né conosciuto altrimenti che per la relazione che ne diedero i giornali? E questo, chi volesse badare alle sofistiche declamazioni di certuni, egli è questo il non plus ultra dell’incivilimento, e la nota de’ giornali che si pubblicano in una provincia, o in una città, per poco non è da scambiare colla tessera de’ termometri dinotante i gradi della temperatura atmosferica; per cui, anzichè dire: tanta è la civiltà in un paese, potesse dirsi: tanti sono i giornali che vi si stampano! Questa infezione di