Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/381

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La baciò piano sui capelli, e poi le domandò:

— Stasera ci andrete, non è vero?

Dionisia la guardò senza rispondere, e a un tratto si mise a singhiozzare, appoggiando il capo sulla spalla dell’amica. Questa ebbe a stupire.

— Via! via! datevi pace. Non c’è nessuna ragione per scalmanarsi cosí!

— No, no! lasciatemi stare, — rispose fra i singulti Dionisia. — Se sentiste che dispiacere! Da che ho avuto questa lettera, non respiro piú. Lasciatemi piangere; mi fa tanto bene...

Commossa anche lei, sebbene non ci capisse nulla, Paolina fece ciò che poté per consolarla. Prima di tutto, con Clara, lui non ci andava piú: dicevano che aveva una signora fuori, ma chi sa s’era vero! E poi d’uno come il Mouret non si poteva essere gelosa: era proprio ricco; e... in fin dei conti, non era il padrone lui?

Dionisia stava a sentire; e se avesse dubitato ancora del proprio amore se ne sarebbe accertata sentendo di che spasimo la trafiggeva il nome di Clara e l’allusione alla Desforges che, con disprezzo da gran signora, la portava su e giú pei magazzini.

— Ma ditemi, ci andreste, voi?... — chiese alla fine.

Paolina, senza nemmeno stare a pensarci su, esclamò:

— Lo credo io! non se ne potrebbe mica fare a meno!

Poi ci rifletté e aggiunse:

— Ora no; perché sto per pigliare il Baugé, e non voglio far del male io...

Il Baugé, che da poco era entrato nel Paradiso, lasciando il magazzino suo, stava veramente per sposarla ai primi di agosto. Il Bourdon-


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