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zola


— Brava, brava davvero! Questo si chiama pigliarsela calda... Io, per me, starei qui in santa pace, niente niente che avessi una scusa!

S’eran messe a sedere su un canapè. Paolina, da quando l’amica era vicedirettrice alle «confezioni », non la trattava piú come prima: nella sua familiarità c’era ora un po’ di rispetto; e un po’ di sorpresa anche, vedendo quella pove ra figlioluccia procedere per la via della fortuna Ma Dionisia le voleva lo stesso bene, e si confidava a lei sola, tra le duecento donne impiegate nel Paradiso.

— Che v’è accaduto? — chiese vivamente Paolina, quando si accorse del turbamento di lei.

— Nulla, nulla! — rispose, cercando di sorridere.

— Sí, sí, avete qualcosa... Dunque non vi fidate di me, se non mi dite piú i dispiaceri che avete!

Allora Dionisia lasciò sfogare la commozione che le gonfiava il petto, e che non le riusciva frenare. Dette la lettera all’amica, e balbettò:

— M’ha scritto! guardate.

Tra di loro non avevano parlato mai apertamente del Mouret; ma quel silenzio stesso era un confessare i loro segreti pensieri. Paolina sapeva tutto. Dopo aver letto la lettera del Mousi strinse addosso a Dionisia, l’abbracciò, e le sussurrò dolcemente:

— Piccina mia, se volete che vi dica la verità, credevo che foste già d’accordo. Non ve la pigliate in cotesta maniera; tutti nel magazzino lo credono, come lo credevo io. Perdinci! v’ha nominata cosí di salto e poi v’è sempre intorno! come si fa a non accorgersene?


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