Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/397

Da Wikisource.

il paradiso delle signore

regola, condotto con affabile volponeria. E il Favier, che l’Hutin trattava ora amichevolmente, lo guardava di sotto in su, magro e freddo, pieno di bile, come se aspettasse che il compagno si fosse ingoiato il Bouthemont per ingoiar lui a sua volta. Sperava, infatti, di diventare aiuto, se Hutin diventava capo: dopo, avrebbero fatto i conti tra loro due. Presi anch’essi dalla febbre che infiammava tutti, non facevano che parlare degli aumenti probabili: seguitando a far l’inventario, prevedevano che al Bouthemont non potevano toccare quell’anno meno di trentamila franchi, all’Hutin diecimila. Il Favier diceva che fra tutto doveva averne cinquemila e cinquecento. D’anno in anno gli affari della sezione crescevano, e i commessi salivano di grado e di stipendio, come gli ufficiali in tempo di guerra.

— Ma non finiscono mai, queste sete benedette? — disse a un tratto il Bouthemont, alquanto scontento. Che primavera è stata questa! Non è mai smesso di piovere! E non è andata che la seta nera.

Il suo faccione ridente si faceva serio nel guardare quel monte farsi sempre piú alto, mentre l’Hutin ripeteva sonoramente, non senza una certa aria di trionfo:

— Seta di fantasia, a quadrettini, ventotto metri, sei e cinquanta!

Ce n’era un altro palchetto intero. Il Favier, che non ne poteva piú, andava adagio adagio. Nel porgere le ultime pezze all’Hutin, riprese con voce bassissima:

— A proposito; o che non me ne scordavo!... Sapete che la vice delle «confezioni» è stata innamorata morta di voi?


395