Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/571

Da Wikisource.

il paradiso delle signore

Marty. — È stupendo, non è vero?... E quell’uccellino!... Guarda, Valentina! Oh! me lo compro!

La Guibal s’annoiava a starsene immobile tra la ressa della folla, e disse alla fine:

— Vi lasciamo comprare in pace; si va su, noi.

— No, no, aspettatemi! — esclamò l’altra. — Vengo anch’io... Su c’è la profumeria. Bisogna che ci passi io pure.

La sezione dei profumi, aperta da poco, era accanto alla sala di lettura. La Desforges, per schivare la calca delle scale, propose di prendere l’ascensore; ma vi dovettero rinunziare, tanta gente aspettava dinanzi alla macchina. Finalmente arrivarono e passarono davanti alla stanza dei liquori, dove un ispettore s’era dovuto fermare a frenar l’ingordigia dei clienti, non lasciandoli entrare che pochi per volta. Già si sentiva un profumo acuto che si spandeva nella galleria. Tutti volevano un sapone, il sapone «Paradiso», la specialità del magazzino. Sui banchi, per le vetrine e nelle tavolette di vetro degli scaffali, stavano in fila i vasetti delle pomate e delle creme, le scatole delle ciprie e dei belletti, le boccette degli olii e delle acque; in un armadio apposta erano esposti i pettini, le spazzole fini, le forbicine, le boccettine da tasca. I commessi avevan cercato d’ornare la mostra con quanti vasetti di porcellana bianca avevano, e con tutte le boccette di vetro bianco. La meraviglia della sezione era però una fontana d’argento, una pastorella a sedere tra mucchi di fiori; e ne zampillava continuamente acqua di violette, che nel bacino di metallo risonava armonicamente. Un


569