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da corrientes alla frontiera 169

contro le compagne cui le doti naturali o le facoltà del marito procacciassero favori ed ornamenti speciali.

Non posso dimenticarmi d’un’agra disillusione che ebbi una volta. Tajo il mio maestro di lingua mattacca, ha per moglie una bella dal tipo gitano che arieggia alla lontana una delle più belle signore di Buenos Ayres. Il marito ne era innamoratissimo, ed io non credei far cosa migliore che regalando la sua sposa di varii ornamenti e di vesti. Il suo sposo si associò allo stesso intento, sicchè la bella giovine ebbe da ornarsi come nessuna.

Quando si mostrò tra le sue compagne, in costume quasi all’orientale con colori svariati e smaglianti, fu un’ammirazione generale, ma fu anche una protesta generale.

Io, che molte fiate credo d’aver avuto il difetto d’un platonismo artistico, trovandomi nella tolderia una volta, desiderai veder la bella Mattacca nel nuovo costume, e mi pareva di averne diritto, ma non potei mai conseguirlo. Il cacicche glielo aveva proibito, perchè le altre cine si erano lagnate di tanto lusso che le avviliva, e la Bella per acquietarle aveva dovuto ripartir con loro le sue vesti ed usare le rimastele, a spilluzzico e di rado.

Vi son dunque leggi suntuarie anche tra i selvaggi!