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172 | parte prima |
merletto che fa trasparire le tornite membra, o col flessibile guanto che completa la elegante acconciatura, resa inoltre lussuriosa da smaglianti monili: civetterie tutte che risvegliano i sensi addormentati dei figli della civiltà.
La primitiva veste sempre dinanzi, la umiltà degli ufficii della donna selvaggia, e la libertà, lasciano gli appetiti dell’uomo abbandonati al solo esercizio fisiologico che contribuisce all’igiene.
Ed infatti, chi non sa l’attrattiva del frutto proibito? ma dessa è ignorata presso questi ingenui figli della natura. E d’altra parte, come possono esservi le orgie della lussuria nella povertà e nella semplicità?
Eppoi bisogna ben tener presente, che tutto ciò che sia letale all’uomo non gli si può attribuire come originario e permanente: perchè allora, come desso si sarebbe formato e moltiplicato?
Adunque, siffatti vizi che si attribuiscono ai selvaggi, deve pensarsi o che è un inganno nell’osservatore, prodottogli spesse volte dalle idee preconcette contro uno stato di vita tanto distante da quello in mezzo a cui è stato educato, o che sono vizi introdottisi posteriormente al contatto con altra società ed estranei alla natura stessa della vita selvaggia.
È stato detto degli Indiani Americani che si sono vendicati della Conquista e del vaiuolo che loro importammo, col regalare agli Europei il mal vergognoso.
Credo questa una delle solite affermazioni non abbastanza provate e forse facili a smentirsi. Mi è stato detto di opere di dotti, che fanno rimontare storicamente cotesta piaga fino ai tempi più remoti. Il senso popolare (spesso fallace) già infatti la battezzò da Francia, e gli storici la rammentano solennemente all’epoca della calata di Carlo VIII in Italia. Nel Levitico, il 3° Libro di Mosè, Capo XV, si trova:
«Quando ad alcuno colerà la carne, egli è immondo per la sua colagione.»