Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/119

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VIII. — La federazione è concetto di pochi ma di uomini di svegliato ingegno e solleciti di libertà. Credono costoro, dividendo l’Italia in vari Stati, che un patto comune unisca nella politica esteriore, garantirsi dal dispotismo; ma una tale opinione non ha fondamento. La tirannide del governo in un piccolo Stato non è diversa da quella che opprime una grande nazione; anzi è peggiore, spesso, e più tremenda perchè più difficilmente si sfugge dai suoi artigli; e se eglino credono con una sana costituzione evitarla, in una piccola repubblica; perchè in tal caso non applicare tale costituzione all’intera Italia? Lo stesso potremmo dire per la proprietà materiale del paese; se i privilegi d’una capitale sono dannosi al resto della nazione, in ogni stato avverrà lo stesso, il male sarà minorato, è vero, ma non evitato; e nel caso che potranno esservi provvedimenti da evitarlo in un piccolo Stato, questi provvedimenti stessi saranno applicabili ad uno Stato più vasto.

Oltrecciò, se i varii Stati, in cui si dividerà l’Italia, avranno simili interessi, perchè non potranno reggersi coi medesimi ordini? se interessi diversi, allora gli stranieri saranno arbitri fra noi. Vedremo riprodotto il miserabile spettacolo delle repubblichette del medio evo, che civilissime com’erano, chiamavano i semi-barbari a decidere le loro contese. Gli Stati che soccomberanno in una lotta parlamentaria, in un congresso federale, se non forti abbastanza per farsi ragioni con le armi, invocheranno l’aiuto straniero. È questo un fatto storico innegabile, è un fatto che lo vediamo riprodotto nell’Elvezia, e ciò vedrebbesi eziandio in America, se il vasto Oceano non la separasse dall’Europa. Non appena troncasi una parte di una nazione, per costituirne uno Stato, questo immediatamente prende