Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/202

Da Wikisource.

Grande non men, perchè l’osasse in vano.
     Che siccome ira, e gelosia sentisse
Ch’umana forza, e cura
A sua rabbia qualunque opporsi ardisse,
Quanto a lei più di freno
Arte e valor mettea,
Più raddoppiar godea
Gli scatenati impeti suoi natura:
Mentre fatal non meno
L’universal paura
Aggiacciano ogni cor, sordo il rendea
Ai generosi inviti,
E l’amor di se stesso innato affetto;
Ch’ogni altro opprime ove a confronto ci vegna:
Tutto in ciascun gelosamente stretto
In codardo languor tenea la folta
Turba sul lido inutilmente accolta,
Alle sventure altrui,
Per pietà di se stessa indifferente,
Solo in Brunsvico avvezzo
Morte a guardar con quel sicuro sprezzo
Che per morte ha colui,
Che cosa in sen più che mortal si sente,
Solo in Brunsvico, in lui
Solo fra tanti degli altrui perigli
Più l’aspetto potea, che non de’ sui:
E già ben di più stare impaziente,