Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/204

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Chiara fede, ed agli altri utile esempio:
E che son io, lor dice,
Fuor, ch’un uomo com’essi, e come voi?
Umanità qui parla, il primo è questo
D’ogni nostro dovere, i moti suoi
Debbo, e voglio seguir, Dio curi il resto:
Disse, e nel dire il fatal legno afferra,
Fuvvi d’un falto, e si spiccò di terra.
     Oh spiegane ora antichità superba
Quanti più rilodati egregi vanti
Dagli assalti del tempo intatti serba
Nuda gloria, o valor sommo di canti
Ed al chiaror dei veri
Giugni ancor, se ti piace, i menzogneri,
Qual fia, che regga a cotal fatto avanti.
So, ch’a fragil barchetta in procellose
Onde se pur espose
Della convulsa libertà Romana
Il meno indegno usurpator, ma rea
Ambizion movea
Al dubbio passo il Capitano ardente,
Ma la grand’oste, che ’l premea da tergo
E la già di fortuna esperta fede,
E l’impero del mondo innanzi al ciglio
Ampia mercede al necessario ardire
Acciecarlo potean sul gran periglio,
Nè sì crude poi certo ardevan l’ire