Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/209

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L’ira del Dio qual ella fosse, e quanta.
     Deh che poi fu quando su più veloce
Fama gonfiando il rumoroso corno
Di cittade in città, di voce in voce
Il miserabil csfo
Ebbe tutto diffuso al mondo intorno!
Non quegli allor soltanto,
Che quasi in patria terra
Vistula, e Reno, e ’l doppio mar rinserra,
Non le facili al pianto
Itale madri, Angliche, Franche, Ispane,
Russe, od Americane,
Nostro sangue esse ancor, lui pianser solo:
Ma qual più rozza, e fera
All’errabondo Scita
Nutre pari compagna il crudo polo,
Qual su l’adusto suolo
Ove diretto il sole imbianca, e coce,
Il cacciator di Tigri
Segue degna di lui sposa feroce,
Sul tristo udir della virtù straniera
Meraviglia, e pietà non pria sentita
Sentiro allor primiera;
E cogli urli facondi, e gli ululati
Dell’Europeo Campione
La memoria onoraro in lor maniera:
Mentre poi quanto alle più dure imprese