Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/195

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   170 libro quarto

navi ed altri legni minori a vista della nostra città. Dopo di che re Pietro ordinò che una parte delle sue più scelte galee, comandate dal suo figliuolo Giacomo Grand’Ammiraglio, si appostassero sulle coste di Sicilia in luogo designato, e dessero occhio alle mosse dell’armata angioina. In effetto ivi a cinque giorni si videro scioglier da Reggio quarantasette navi di re Carlo, ed altri legni a remo, che allargandosi per otto miglia di là dal Faro, navigavano alla volta di Napoli. Ma calatosi il vento, non potettero far cammino, e si ripiegarono alla terra. Osservato ciò attentamente, le navi aragonesi a forza di remi si approssimarono alle nemiche un due miglia, e si ordinarono a giornata. E gli Angioini accettandola, si prepararono a pagar di contanti la sfida. Dell’armata di Carlo le galee francesi stavano a mezzodì, le regnicole (a cui congiungevansi alcune navi pisane) erano situate più verso terra; e con grandi schiamazzi si dimostravano impazienti di venire alle prese. Aggiustato il tempo, gli Aragonesi slanciaronsi con gran furia contro le galee pisane, e con tal vigore le investirono, che ne predarono due con molta uccisione di gente. Le francesi, che stavano mal ordinate ed erano molto cariche, temendo l’urto delle nemiche se ne scostarono, ed ammainate la vele diedero sollecitamente de’ remi per la volta di Reggio. Le regnicole, sottraendosi similmente alla battaglia, piegarono verso la marina di Nicotera; ma gli Aragonesi non lasciarono di caricarle, e giuntele, ne aggrancirono venti. Della qual preda lieti quanto può dirsi, fecero ritorno a Messina, menando con esso loro i prigionieri più ragguardevoli, e gli stendardi francesi. Era di ben quattromila la somma de’ prigionieri; ma Pietro ritenendo solamente i capitani ed altre persone più segnalate, ordinò che tutti gli altri montassero sopra due navi, ed andassero liberamente a posta loro.

Giacomo d’Aragona altero di questa vittoria, e cupido di proseguirne la buona fortuna, volle allora contro gli ordini paterni mettersi all’assalto di Reggio, ov’era la temporanea sede di re Carlo. Ma ne fu ributtato con la morte di molti Almogaveri. Da questo scorso di Giacomo venne tanta ira all’animo di Pietro, che sulle prime poco men che non mozzò la testa al figliuolo; ma poi contenutosi, si limitò a levargli l’uffizio di Grande Ammiraglio, e lo diede al calabrese Ruggiero Lauria. Avendo, ora fa, nominato gli Almogaveri, ed accadendoci di doverli ricordar più che una volta, diciamo che questa fatta di gente erano montanari di Spagna, assuefatti a guerreggiare co’ Mori più colla desterità, e con sofferenza incredibile di fame e di sete, che con armi. Perciocchè andavano