Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/199

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   174 libro quarto

gio in persona, e con tale esercito che potesse far petto alle non lontane forze del Principe angioino, e guarentir la città dal costui ritorno.

Grande appresto di guerra fece Pietro per l’impresa di Reggio, del che entrò grandissima impressione nell’animo del principe angioino. Questi già vedeva che l’umore della cittadinanza si era alterato; e ciò soprattutto perchè il Pelliccione, che sapeva inchinevole a Pietro la nobiltà, aveva eccitato i popolani a rivoltarsele contro, sino ad uccidere alcuni magnati di maggior nome e credito. Vedeva eziandio mancargli al maggior uopo il soccorso dell’armata che quasi tutta era partita con re Carlo. Laonde raccolte quante sue milizie stavano sparse in que’ luoghi, si partì da quella riviera, e diede ordine che tutto il suo esercito facesse la massa sul piano di San Martino. Quivi diceva il Principe voler mettersi in forte, e batter poi l’esercito nemico quando osasse porre il campo in Calabria. Come i Reggini videro l’assentarsi dall’Angioino, si affrettarono di spedire a Pietro in Messina dodici de’ loro più nominati cittadini, a pregarlo di sollecitarsi al passaggio. E Pietro, che non vedeva l’ora d’entrar in possesso di Reggio, (la quale per esser vicino e rimpetto Messina era piazza importantissima per lui) vi passò in un batter d’occhio sopra una galea, non portando seco che Alaimo da Lentini, Bernardo da Pietratagliata, e Beltrano di Cannella. I Reggini, non più contenuti dalla presenza degli Angioini, avevano già atterrato i segni del dominio di Carlo, e serrato nel castello quell’odiato Pietro Pelliccione, che durava governatore della città. Quindi con quali feste accogliessero re Pietro, ciascun se l’imagini. Giungeva intanto da Messina in Reggio l’armata aragonese sulla quale erano trecento cavalli, e cinquemila Almogaveri.

La nuova, che Reggio avesse aperte di buon grado le porte a re Pietro, fece sì che a mano a mano gli si rendessero senza difficoltà le prossime castella di Sant’Aniceto, Motta San Giovanni, Santagata, Pentidatlilo, e somiglianti. Ed appresso anche Gerace fece spontanea la sua dedizione. Ivi a pochi giorni, uscito re Pietro da Reggio con trenta Almogaveri, ed un sol cavaliere, fecesi alla ricognizione del sito e delle fortezze di Sinopoli e di Seminara, dove stava distribuita una gran parte delle truppe angioine. A non molta pezza però il seguivano altre schiere di Almogaveri pronte ad ogni bisogno. Da quei luoghi passò a Solano, avuto sentore che nella terra di Grassana stavano un cinquecento cavalieri provenzali, guidati da Raimondo del Balzo, fratello di Beltrando Conte di Avellino. E spiccate a batter quel punto alcune brigate di Almogaveri, questi di