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la famiglia del montanaro 75

cose che ci si rivelano senza quasi che ce ne avvediamo, e sono feconde di purissimi diletti.

» La capanna, o, come la chiamano colà, la bàita ove pigliammo alloggio, non si differenzia per nulla dalle mille che si trovano sparse sulle alture di Lombardia. Un largo quadrato, con un po’ di muratura alla base; il resto costrutto con tronchi d’abeti. Una tettoja di tavole di cui l’uno e l’altro piovente quasi toccano a terra. L’interno è diviso in due scompartimenti; il primo, suddiviso da una tramezza, che lascia sull’ingresso una specie di pianerottolo, ove si accende il fuoco per gli usi domestici, ma specialmente per coagularvi il latte, come lo attesta il pentolone pendente da un braccio di leva, imperniato nel suolo da una parte e nella muraglia, mediante un anello, dall’altra. Il resto di quel primo scompartimento serve di fienile. Il secondo, assai più vasto, serve di cucina, di salle à manger, di sala di ricevimento, di camera da letto; è insomma l’appartamento della famiglia; se vuolsi, della tribù. Il fuoco si accende nel bel mezzo della camera».

«Ma il fumo?...» disse la Biggia.

«Eh il fumo.... il fumo vi è libero come l’aria; quindi, come l’aria, riempie tutti i vacui dell’appartamento; come l’aria s’insinua per la bocca e per le narici nei polmoni; ma più villano dell’aria, move agli occhi atrocissimi assalti. Per buona sorte il fumo, come più leggero dell’aria, tende a levarsi in alto, ed a fuggire dalle fessure di cui a dovizie sono forniti il tetto e le pareti; quindi rimane pur sempre fino a breve altezza dal suolo uno strato d’aria più respirabile. Seduti in terra o sui nani sgabelli, potevam quindi godere liberamente della scena che ci si svolgeva davanti. Un pentolone era al fuoco, e vi bolliva una specie di caos che doveva poscia convertirsi in una zuppa per la famiglia. In una pentola accanto al pentolone si cullava una gallina che, poveretta! tranquillamente invecchiata sulle Alpi, non si aspettava al certo d’esser vittima dell’appetito di gente barbara venuta dal piano.

16. » La pioggia aveva radunata anzi tempo tutta la tribù. Al chiaror delle fiamme, e di mezzo alla nube vorticosa di fumo, come si dipingono le divinità dell’Olimpo, svolgevansi ad una ad una le interessanti figure di quei montanari, che, in diverse positure distribuiti nei diversi angoli, ci contemplavano silenziosi, con quel l’aria di benessere, di curiosità discreta e di franco riserbo, che distingue il montanaro vivace e intelligente dai contadini tardi,