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74 serata iv


Risero i bambini, ma di miglior cuore risero le mamme.

«Le signore inglesi», cominciava l’una di esse....

«Sì, sì, interrompeva un’altra «leggete il Baretti, interrogate quanti ritornano da Londra....».

M’accorsi che l’argomento era stuzzicante; ma con una crollatina di spalle, ruppi quegli esordî di maldicenza internazionale, e, ripigliando io solo tutto il diritto di novelliere, continuai:

15. «Era nostra intenzione di spingerci fino alle origini del ghiacciajo, cioè fin là dove il ghiaccio dà luogo al nevischio, ossia alla neve ghiacciata, la quale poi, sempre ascendendo, lascia il campo alla neve farinosa costituente le vere nevi perpetue. Ma il tempo, già nebbioso, continuava a caricarsi. In breve ci fu sopra la pioggia. Riguadagnammo allora a marcia forzata il lembo del ghiacciajo cercando riparo in un piccolo gruppo di capanne che gli sta di fronte sul pendio.

» Quì una specie di consiglio di guerra, il cui risultato fu che alcuni della comitiva ritornassero allo Stabilimento, mentre gli altri avrebbero passata la notte in quelle capanne per essere pronti la mattina di buon’ora al passaggio dello Zebrù, sempre inteso che il tempo si volgesse propizio. Con sommo dispiacere reciproco partirono il dottore, che non avrebbe abbandonato lo Stabilimento anche per una sola notte per tutto l’oro del mondo, e il professore di storia che aveva fatto già troppo, sacrificando alla compagnia un giorno di cura. I rimasti non pensarono per allora che ad acquartierarsi nel miglior modo possibile.

» Non avete voi mai passata una notte in montagna, nella capanna di un pastore, in faccia ad un ghiacciajo, a più di 2000 metri sopra il livello del mare? V’assicuro che ne riportereste una di quelle vive e piacevoli impressioni che non si cancellano più. Perchè della dimora in un’alpina capanna, dove pure è inevitabile compagno il disagio, si serba memoria più viva e più lieta, che della visita ad una reggia, sicchè si ritornerà mille volte a parlare di quella, mentre di questa dureremo fatica a parlar la seconda? Io penso che il segreto non stia tutto nel sentimento della natura così parlante in quei luoghi, o nella novità e nella bizzarria della situazione. Qualche cosa di morale ci si immischia certamente. Quella povertà che non è indigenza, quella cordialità non mentita, quella onestà non calcolata, quell’innocenza libera eppur sicura, quella virtù, infine di cui, se non rotto, è però guasto lo stampo entro le mura di una città, mentre si trovano nella loro verginità primitiva in seno ai monti, sono