Trattatelli estetici/Parte seconda/II. Indovinelli, sciarade, anagrammi, polisensi, acrostici, freddure, ec. ec.

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Parte seconda - II. Indovinelli, sciarade, anagrammi, polisensi, acrostici, freddure, ec. ec.

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Parte seconda - II. Indovinelli, sciarade, anagrammi, polisensi, acrostici, freddure, ec. ec.
Parte seconda - I. Il gesto Parte seconda - III. Varia significazione delle parole
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II.

INDOVINELLI, SCIARADE, LOGOGRIFI, ANAGRAMMI, POLISENSI, ACROSTICI, FREDDURE ec. ec.

Molte cose vengono dagli uomini prese sul grave, le quali non più meriterebbero che un sorriso; e all’incontro gli vediamo assai volte sorridere di quelle cose intorno alle quali ogni più seria riflessione non sarebbe soverchia. Conosciamo chi aggrotta le ciglia, e si accarezza la nuca prima di proferir sentenza intorno il merito di un’attrice; e chiamato a dar giudizio di un fatto ove la onestà altrui sia compromessa, si cava bravamente d’impaccio con dire: quanto a ciò, [p. 11 modifica]tutto sta nel modo diverso di considerare le cose. Sciarade, logogrifi, freddure, e simili altri trastulli dell’ingegno, saranno, se così vuolsi, immeritevoli di quel conto che taluno mostra di farne; ma toccherà metterli in derisione a chi vive senza faccenda, e affretta lo scocco degli oriuoli, che lo ammonisca essergli accorciata di un’ora la seccaggine della vita? Ho veduto assai volte mostrarsi partigiano di questi piacevoli esercizii chi possedeva mente capacissima di serie riflessioni, e per l’opposto dichiararsene avversario chi aveva sortito pel meditare quella propensione medesima che l’idrofobo prova per l’acqua; di che cominciai a sospettare che tali esercizii siano forse men frivoli,che non crederebbesi a prima vista, e chi li condanna assolutamente meno assennato che forse non ambirebbe di comparire.

Il discorrere di questi giuochi d’ingegno con quella serietà stessa che si porrebbe in argomento veramente importante, saria concorrere nel difetto opposto a quello di chi sdegna affatto parlarne; e però vogliamo fin dalle prime avvertiti i lettori non essere nostro disegno di sciorinare dissertazioni, ma solamente fare un poco d’esame;, e quando recheremo qualche esempio di libri, e d’autori assai più rispettabili che non comporterebbe la leggerezza del nostro soggetto, si creda ciò da noi fatto nella fiducia, che le nostro parole vengano interpretate con quella di[p. 12 modifica]screzione, senza la quale ogni frase può chiudere un’allusione mordace, ed ogni scrittore venire accusato di malignità.

Que’ signori, che se la prendono con tanto calore contro questi scherzi presumerebbero forse aver detto il vero quando li compresero tutti nella generale definizione di abusi d’ingegno? Concediamo, che molte volte sien tali, ma l’appropriare alla generalità di siffatti scherzi ciò ch’è riferibile non più, che ad alcuni, ci sembra ingiustizia. Ciò, che si crede comunemente della loro storia (ossia, che vengano compagni alla depravazione del gusto, e succedano a tempi di più squisita cultura letteraria), essendo contrario alla verità, dimostra abbastanza quanto poco attentamente abbiano que’ signori considerata la cosa. Vediamo per lo contrario, che queste artifiziose combinazioni di parole precorsero la formazione, o almeno il perfezionamento de’ linguaggi; ne troviamo luminosi vestigii in tempi, e presso nazioni di cui non puossi assolutamente mettere in dubbio la semplicità. Crederei per questo, e per altre ragioni, che ognuno saprà ritrovare da se solo assai facilmente, che tali scherzi, o peggio, come altri li chiama, del nostro intelletto possano molte volte considerarsi come sussidii concessi alla memoria per imprimere in essa alcun, che con maggior efficacia, e come opportunità colle quali sono resi abituali alla mente certi raziocinii, certi confronti, certe classificazioni, sulle quali, ove [p. 13 modifica]se ne faccia uso in discussioni più gravi, tutta alla perfine si fonda la scienza del ragionare. Quelle topiche, di cui menarono tanto rumore e per tanti secoli gli scolastici, chi voglia considerarle alquanto spassionatamente, e assegnar loro non più che il debito pregio, non hanno grandissima relazione con questi giuochi? Oh! quelle tante formule, e categorie, e particole logicali, che imprunano ai giovanetti la strada del raziocinio, e costano loro tanta inutile e inumana fatica. che altro sono, a decomporle nei loro veri principii, che sciarade e logogrifi e anagrammi, senza l’amenità della rima?

Chi sapesse coraggiosamente lanciarsi fra il buio delle controversie erudite troverebbe innumerabili argomeuti, tra prestigiosi e tra veri, a provare che il costume di velare con modi industriosi una qualche sentenza o racconto è almeno tanto antico fra gli uomini quanto il bisogno di conoscere la verità, e la compassionevole loro avversione a vagheggiarla nelle sue più schiette sembianze. La lingua dei geroglifici ne sia una prova. Consultinsi inoltre i responsi degli oracoli, le bizzarre ambascerie onde alternarono fra loro insulti e minaccie parecchi popoli antichi; e quando tutto questo non basti, si esamini la lingua che chiamerò monumentale, non sapendo meglio, di cui si giovarono le nazioni primitive a tracciare dei fasti della loro storia la terra ed il cielo. Non voglio tacere che a que’ popoli [p. 14 modifica]antichi la povertà della lingua era cagione di condensare in un solo vocabolo parecchi significati, e di qui una maggiore facilità a questi giuochi od equivoci di parole. Le voci crmafrodite delle lingue moderne sono un nulla a paragone delle lingue antiche, nelle quali non e forse, possiam quasi dire, vocabolo, che ron sia suscettibile di doppia significatione. Aggiungasi a ciò la moltitudine de’ vocaboli composti, i quali, scomponendosi ne’ loro membri, offrono altre infinite opportunità a nuove compositioni, e a nuove relationi tra le idee ed i suoni, che le rappresentano. Al qual proposito non vuolsi tacere, che la fama in cui souo saliti i Francesi in questo genere di esercizi, oltreché al loro naturale allegro, e svettante, è da attribuirsi all indole della loro lingua diversamente parlata da quello si scriva. Volendo venire alle testimonianze, potrei trovarne di molto notabili nel libro più augusto; mà per non uscire de’ limiti dell’autorità puramente letteraria ricorrerò all’autore più reverendo pei letterati, ad Omero.

Abbiamo nn luminosissimo essempio delle così dette freddure nella risposta dell’astuto ltaccnse a Polifemo. In forza di essa, allorchè l’acciecato gigante si fa a dimandare soccorso ai compagni, e vuol nomar loro chi fusse colui dal quale gli era stata vedovata la fronte dell’unica pupilla, non potendo altro dire, che ressuno, ne rimane beffato. Crederei inutile altra ci[p. 15 modifica]Tazione, ove non fosse di Shakspeare, nel quale i moti di doppio significato sovrabbondano, per guisa da tornar giustamente a rimprovero del suo stile, se già non sono colpa più d’altri che sua; intendi de’ raffazzonatori de’ suoi drammi, ne’ quali infusero tante brutture da non bastare a mondarli tutte le sette immersioni che guarivano i lebbrosi della Palestina. Finora ho notato in opere di fama sovrana cose scritte, come a dire, sopra pensiero e per caso; chi poi volesse pescare nelle opere di coloro che andarono a caccia di siffatte ghiottonerie, vi perderebbe prima la pazienza che giugnesse a tutte mettere insieme nè manco le principali. E intendo questo, anche lasciati da parte i moderni, dei quali si potrebbe pur dire che non fanno interamente al mio caso. Il solo Rabelais, a tacer di tanti altri, non presenta di ciò innumerabili esempi? Sarebbe impossibile di citare, non solo pagina, ma ben anco periodo, in cui non se ne incontri qualcuna. V’ebbe chi ne compose intere commedie, e interi libri; confesso esser questo assai deplorabile abuso. Ma chi primo e con più accanimento d’ogni altro vorrebbe notare siffatti abusi, sarebbe propriamente il meno propenso a concedere che anche in questo genere di passatempi, come in ogni altra produzione, grande o piccola, dell’umano ingegno, non ci corra divario tra il buono e il cattivo, o, se meglio piace, tra il bello e il brutto. [p. 16 modifica]

Qui forse si domanderà da taluno che guisa di utilità sia possibile lo sperare che venga ritratta da siffatti esercizii. Molte cose si potrebbero rispondere, cominciando prima dal definire, secondo la diversa loro natura, tutti i varii generi di questa scherzevole letteratura, Potrebbonsi quindi indrappellare i grandi autori secondo la diversa specie di tali giuochi da essi amata di preferenza. Il Petrarca, a cagion d’esempio, molto celebre freddurista, fu anche appassionatissimo per l’acrostico, e a chi abbia un poco di cognizione, del suo canzoniere le citazioni si farebbero meglio stucchevoli che necessarie. E l’Ariosto, pur sì guardingo nel confessare i suoi amori, allora che palesava il suo desiderio d’incoronarsi con rami di ginepro, pianta non punto solita a farne ghirlande, diede cagione di sospettare che al culto dell’Alessandra, o prima o dopo, ma prima probabilmente, avesse accoppiato quello d’una J Ginevra. Di qual casato, e per quali accidenti, non è qui luogo ch’io tolga a narrarvi, miei pazienti lettori. Ma tornando ai varii generi di giuocolini finora ricordati, posta la definizione di ciascheduno di loro, vedrebbesi qual diversa utilità possa ritrarsene. E qui, anzichè un articolo di giornale, ne avremmo facilmente un volume più che discreto. Sicchè io mi penso passarmela per questa volta di tutte le definizioni e conclusioni possibili, e limitarmi ad alcuni vantaggi che in generale possono credersi proprii di tali scherzi. [p. 17 modifica]

Abituano primieramente a notare molto accuratamente le minime differenze tra parola e parola; e a scomporre i vocaboli nelle particelle onde sono costituiti, di che molto ci guadagna lo studio delle etimologie. Aiutano la memoria, in quanto danno forme più materiali e meglio sensibili al discorso, senza alterarne la sostanza interiore; e astringono la mente a classificare cose e persone secondo alcune regole generali di convenienza e di relazione. Che diremo dell’arte del definire, tanto importante in ogni umano discorso da potersi a tutta ragione chiamarnela il primo e più necessario fondamento? Oltre a questi vantaggi, che intitoleremo per certa tal quale maniera non più che di erudizione, altri ve ne hanno che si riferiscono alla pratica della vita, e sono i più importanti. Un solo ne ricorderemo, per vederci già prossimi a toccare il confine assegnato alla nostra scrittura.

Molte volte una giudiziosa distinzione, una uscita spiritosa, sono valevoli a sedare una collera, a rannodare un’amicizia. Rien ne ramène l’accord comme le rire, scrive uno de’ più celebri romanzieri viventi. E soggiunge: avec les gens gais on a rarement des disputes. E quando pure le si abbiano, durano poco, e si conchiudono all’amichevole. So benissimo che in onta di tutto questo, uno scherzo, lanciato male a proposito, rincrudisce l’offesa; ma tutto quello che è fatto male a proposito non [p. 18 modifica]cagiona mai buoni effetti, se non per caso. E male a proposito si possono usare e si usano bene spesso i piacevoli esercizii intorno ai quali s’è finora cianciato; e allora molto opportunamente sono da citare quei versi coi quali il Parini derideva la frivola sapienza de’suoi signorotti, tra’ quali il meglio instrutto

Con fortunato studio in novi sensi
Le parole converte, e i simil suoni
Pronto a colpir, divinamente scherza.

Con questa citazione, da cui avete corretta uva lezione, che guasta si legge in tutte le edizioni del Giorno, pongo fine alla diceria.