Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/119

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     Forse dall’alta vostra maraviglia
Aprendo gli occhi a sì beati pregi,
Co’ quai se stessa, e null’altra somiglia,
Terrà più cari i suoi perfetti fregi,
E dirà con tranquille, e liete ciglia,
Perchè lumi sì chiari, alti, ed egregi
Celare altrui che se non fosser miei,
Amarli io stessa più, ch’altro, vorrei.

     E poi, che avrà di se quel tanto appreso,
Che in parte di pietà la faccia amica,
Lo sdegno deporrà, ch’al cuor acceso
Voglia le tien d’amor troppo nemica:
E me che tanto ha col fuggire offeso,
Prenderà in grado, ed ogni mia fatica:
E tolta dentro gli amorosi balli,
Se stessa incolperà de gli altrui falli.

     E dove, come cerva, ch’erra, e pave
Lontana da la madre a me s’invola,
Talor pur mostrerà, che non le aggrave
Di non star sempre neghittosa, e sola:
E quel, che fatto mai sinqui non ave,
Forse risponderà qualche parola:
E me togliendo a così duro scempio,
Al Cielo innalzerà con nuovo esempio.