Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/127

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     A Dafni impingua mille bianche agnelle
Questa del vago fiume sponda manca:
A i calati di Meri, e le fiscelle
In alcun tempo il latte mai non manca:
E quando avvien, che l’erbe rinovelle,
E quando le campagne il verno imbianca:
Or che sperar debb’io d’ogni mio dono,
Ove tanti di me più ricchi sono?

     Quantunque, perchè Dafni temi, e speri
Piacer con l’agne a sì leggiadro viso,
Od atti trarne men selvaggi e fieri
Creda Metri col latte, o solo un riso
Con l’agne Dafni, o col suo latte Meri,
Vinti n’andranno, e van sia il loro avviso:
Tanto d’ogni altrui don poco si cura
Questa vaga angioletta umile, e pura.

     Sasselo amor, che tanto indarno accuso,
E le chiare onde, in cui lieta si specchia
L’amata Ninfa, e bella oltre nostr’uso,
U’ spesso nuovi oltraggi m’apparecchia:
E tu, che meco resti sì confuso,
Quando d’altra beltà mai nuova, o vecchia,
Antico Tebro, e tardo più, che puoi,
Al mar ten vai portando i raggi suoi.