Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/77

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mi scopritori d’incogniti continenti? O viaggiavano taciturni coi sereni del cielo sul capo, e con sotto ai piedi l’azzurro delle acque, sospesi nelle loro mobili case fra due elementi, di cui non temevano la prepotenza? Taciturni movevano alle crociate? Taciturni alla conquista dell’antica reggia de’ Paleologhi?

Ma il prevalente desiderio d’imitazione, che si abbarbicò siffattamente alla gran pianta della novella letteratura, da poter ad essa impedire ogni guisa di spoutanea vegetazione, soffoco sul loro nascere tutte le inspirazioni di cui parliamo. Tra il popolo e le sette letterarie sorse un muro di bronzo che gli disgiunse per sempre, e la più bella delle corone, quella che dal voto universale de’ proprii concittadini si concede al poeta che ha saputo dilettare giovando, fu lasciata cadere nel fango, nè v’ebbe chi la raccogliesse. Le poesie popolari, di cui parleremo nella prossima rubrica, ci vennero guaste per modo nella dizione, e con intarsiature tanto spregevoli, da non potersene intendere il senso generale se non è per modo d’indovinamento.

L’ansietà con cui si ricercano da’ moderni le poesie popolari è corrispondente all’attuale progresso della civiltà, e alla nuova guisa onde vuol essere considerata la poesia al nostro tempo. Molta parte di quel linguaggio ch’essa adoperava s’inviscerò nella prosa, nulla più rimane a