Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/80

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le fa sdrucciolare per l’orecchio al cuor nostro più agevolmente, assopiscono molte volte la superbia della nostra ragione, che tutto vorrebbe assoggettare a certe sue regole generali ed arbitrarie, e trascinano inavvertiti i nostri affetti a quella parte, ove il poeta stesso si era lasciato guidare dal sentimento concorde de’ suoi nazionali.

Non dubitiamo di ripetere quanto abbiamo detto altra volta; poco o nulla più rimane alla poesia da insegnare. Quando voglia parlare all’intelletto, non altro sarà il suo linguaggio che una misera parodia. Infiammi passioni, e si farà conoscere maestra dei popoli, anche quando i popoli nulla credono di dover più imparare; circondi d’immagini e d’armonia il proprio trono, e di là potrà dettare aforismi più veri e meglio creduti di quelli che sogliono e possono rivelarsi dalle scienze, sempre perplesse e incomplete. L’ intelletto umano, diffidato di sè stesso, e spossato nelle lunghe ed inani ricerche, verrà a ristorarsi del patito travaglio col porgere orecchio a chi parla un linguaggio, che sembra la espressione simbolica della verità eterna ed universale. Rimarrà maravigliato il sapiente di avere a compagni ne’ suoi interni commovimenti il fanciullo e la femminetta: ma indi a poco dovrà confessare quella essere verità irrepugnabile che feconda d’immagini e riscalda d’affetti la mente dell’erudito del pari che dell’idiota, e il cuore