Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/85

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pimento al misfatto, ridottisi nuovamente a sprillare del vino la iniqua donna e l’amante, come essa gli porge da bere, l’altro crede veder bollire per entro la tazza non so che di sanguigno, di che il turbamento onde sono colti ambidue, e lo spaventoso presagio della misera fine che gli aspetta. 1 metro di questa canzone e la musica sono improntati della più cupa tristezza; il metro con certa rotta misura di versi imitando lo strazio di un’anima che trangoscia sotto il rimorso; e la musica con monotone e allungate cadenze accompagnando assai bene la battuta del remo che guida la barca traverso il canale, alle cui rive si crede successo il reo fatto.

Noterò terza, senza indugiarmi più oltre, la la bella invenzione, se pur non fu storia, del conte Angiolino, che, andatone alla guerra, e lasciata incinta la sposa, questa, com’egli è vcnuto il tempo del partorire, apre un doloroso colloquio colla madre circa il ritorno del conte. E sentendo campane suonare, e dalle finestre guardando la chiesa che par ardere tutta pei molti lumi, domanda che è quello che essa ode e vede in quell’ora: nè potendo la madre, atterrita e incalzata dalle spesse domande della figliuola, nasconderle il vero, si accorge la misera essere pei funerali del marito che suonano le campane, e sono accesi entro la chiesa quei tanti lumi. Dopo che la canzone si chiude colla querela della vedova infelice, che vuole ad