Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/367

Da Wikisource.

il paradiso delle signore


— Questo sí ch’è un buon consiglio! Eh siete pratica voi, cara signora!

Avevano dovuto lasciar la seggiola nella sezione dei mobili, accanto al tavolino da lavoro, perché i piedi di dietro minacciavano rompersi: e tutte le compre dovevano essere portate ad una delle casse per andar poi all’ufficio delle spedizioni.

Sempre guidate da Dionisia, le signore se la passeggiavano in santa pace per tutte le sezioni: non si vedevano che loro per le scale e lungo le gallerie; ogni momento si fermavano. Fu cosí che, accanto alla sala di lettura, trovarono la Bourdelais con i suoi bambini carichi d’involti. Maddalena aveva sotto il braccio un vestitino per sé, Edmondo una collezione di scarpine, e il più piccino, Luciano, aveva in capo un berrettino nuovo.

— Anche tu? — disse ridendo la Desforges alla compagna di collegio.

— Non me ne parlare! — esclamò la Bourdelais. — Son fuor di me dalla rabbia... O che non vi acchiappano ora, mettendo su queste creaturine? Per me, tu sai, non spendo un soldo; ma come si fa a resistere ai bambini che vogliono tutto quel che vedono? Ero venuta a fare una passeggiata, e guarda... porto via con me mezzo magazzino!

Per l’appunto il Mouret, che era ancora lí col Vallagnosc e il De Boves, la stava a sentire sorridendo. Lei se n’accorse e, con un po’ di stizza vera, si lamentò scherzosamente di quei tranelli tesi alla bontà delle mamme: il pensiero d’aver ceduto all’inganno della propaganda le faceva rabbia; ed egli continuava a sorridere, a inchinarsi, a godere di quella vittoria. Il De Boves,


365