Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/369

Da Wikisource.

il paradiso delle signore

gli occhi lucenti. Si sarebbe detto che tutte le seduzioni del magazzino conducessero a quella tentazione suprema, e che quella fosse la stanza intima della colpa, l’angolo dove le piú forti cadevano, in mezzo alle trine. Le mani, nel tuffarsi in quel morbido candore, tremavano dal piacere.

— Quelle signore vi rovinano! — riprese il Vallagnosc, che si divertiva moltissimo a quell’incontro.

Il De Boves fece un gesto da marito sicurissimo della moglie, tanto piú che non le dava mai un centesimo. Essa, dopo aver corso per tutte le sezioni con la figliuola senza comprar nulla, era giunta alle trine stizzita di bramosia insoddisfatta. Stanca morta, pur continuava a guardare; e i milioni di merci che aveva veduti, tutta quella roba che desiderava e non poteva portar via con sé, l’accecavano, la sbalordivano. Per un po’ rimase tra la gente che faceva ressa al banco: e frugava nel mucchio delle trine, sentendosi salire brividi caldi su per le braccia, fino alle spalle; poi a un tratto, mentre la figliola si era voltata da un’altra parte e il commesso s’allontanava, volle nascondere sotto il mantello una pezza di trina d’Alençon. Ma ebbe un sussulto e la lasciò ricadere, sentendo la voce del Vallagnosc che diceva allegramente:

— Vi abbiamo scoperta, signora mia!

Per qualche secondo tacque, bianca come un panno lavato; poi si mise a spiegare come s’era sentita meglio e aveva voluto pigliare una boccata d’aria. E accorgendosi alla fine che suo marito era con la Guibal, si riebbe del tutto, e li guardò con aria di tanta onestà, che costei dové dire:


367