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e cataloghi, dove non facevano che fasce e buste.

La signorina di Fontenailles guadagnava tre franchi il giorno, e cosí tirava innanzi nella sua stanzuccia di Via d’Argenteuil. Nel vederla sempre seria, vestita poveramente, il cuore di Giuseppe, cuore dolce, sotto la muta rigidità da soldato, s’era commosso. Non lo confessava, ma quando le ragazze del vestiario lo canzonavano, arrossiva. L’ufficio dei campioni era in una stanza vicina, e loro lo vedevano girandolare continuamente dinanzi all’uscio.

— Giuseppe si distrae un po’ troppo! sussurrò Clara il naso gli si volta verso la sezione della biancheria!

La Fontenailles aiutava a far l’inventario dei corredi; e siccome il garzone gettava davvero ogni poco qualche occhiata verso quella parte, le ragazze si misero a ridere. Lui si turbò e si tuffò nei suoi fogli, mentre Margherita, per soffocare la risata che le solleticava la gola, gridò piú forte che mai:

— Quattordici giacchette, panno inglese, seconda grandezza, quindici franchi!

A un tratto la signora Aurelia, che stava per contare i mantelli, ebbe velata la voce, e, con una maestosa lentezza, disse visibilmente arrabbiata:

— Un po’ piú piano, signorina! Non siamo in mercato! E fate a chi fa peggio, a divertirvi cosí con delle ragazzate, quando il nostro tempo è tanto prezioso!

Nemmeno a farlo apposta, in quel punto, siccome Clara non ci guardava, i mucchi della tavola scivolarono un dopo l’altro per terra, e il tappeto ne fu coperto.


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