Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/567

Da Wikisource.

il paradiso delle signore


E dopo un poco concluse:

— Già, questo è affar suo... Se si conoscessero tutte le donne che capitano!

Ma l’Hutin era sopra pensiero. Due giorni innanzi aveva avuto che dire con la Direzione, e si sentiva bell’e condannato. Dopo l’esposizione era sicuro d’esser mandato via. Da un bel pezzo tentennava; all’ultimo inventario gli avevano rimproverato di non avere raggiunta la somma d’affari data dal preventivo; ma principalmente era sospinto fuori da tutti gli altri con la solita guerra nascosta della sezione. Si sentiva il lavoro, sotto sotto, del Favier, un gran rumore di mascelle, come di sotterra. II Favier sapeva già che sarebbe diventato il capo, e l’Hutin, che non ignorava ciò, in cambio di schiaffeggiarlo, lo aveva ora in conto d’uomo che sa fare. Un giovane tanto freddo! e che aria obbediente aveva saputo prendere per rovinare il Robineau e il Bouthemont! n’era sorpreso, non senza un po’ di rispetto.

— A proposito... — riprese il Favier — lei resta, sapete! Il padrone le ha fatto certi occhi... Io ci rimetto una bottiglia di champagne.

Parlava di Dionisia. Da un banco all’altro le chiacchiere passavan piú forti tra la folla sempre piú densa degli avventori. Le «sete» si mostravano piú di tutto il resto commosse, perché le scommesse erano alte.

— Per Bacco! — scappò detto all’Hutin, come se si svegliasse da un sogno. — Che bestia sono stato a non andare a letto con lei!... Oggi sí, che sarei in auge!

Ma arrossi della confessione, vedendo che il Favier rideva; e aggiunse, per rimediare alla meglio, ch’era stata lei quella che l’aveva rovinato


565