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nell’animo del padrone. Preso insieme da un bisogno di violenza, finí con lo scagliarsi contro i commessi dispersi sotto l’assalto degli avventori; si chetò e si rimise a ridere vedendo la Desforges e la Guibal che traversavano adagio adagio la sezione.

— Ha bisogno di qualche cosa la signora?

— No, grazie, rispose Enrichetta. — Passeggio; son venuta soltanto per vedere.

Quando l’ebbe fermata, abbassò la voce; aveva subito pensato un bel tiro. E cominciò ad adularla e a dir male del magazzino: n’aveva abbastanza, preferiva andarsene, piuttosto che trovarsi dell’altro tra quel disordine. Lei lo stava a sentire, tutta contenta; e fu lei che, credendo di fare un dispetto al Paradiso, gli offrí di farlo pigliare dal Bouthemont, come capo delle sete, non appena le Quattro Stagioni fossero rimesse su. L’affare fu concluso; tutt’e due sussurravano pian piano, mentre la Guibal guardava le mostre.

— Posso offrire alla signora uno di questi mazzolini? — riprese l’Hutin a voce alta, mostrando su una tavola tre o quattro mazzolini che s’era fatti dare per regalarli personalmente.

— No, no! — esclamò Enrichetta, dando addietro — non voglio essere davvero della festa!

S’intesero, e si separarono, ridendo da capo, con occhiate d’intelligenza.

Nel voltarsi, la Desforges vide la Guibal e la Marty: questa, con la sua Valentina, correva da due buone ore per i magazzini, spendendo a rotta di collo fino a restarne lei stessa sbalordita e spossata. Era stata alla mobilia, dove un’esposizione di mobili di lacca bianca pareva una


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