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zola

mormorò, sentendosi gelare il sangue nel vederla complice.

Ma si doverono chetare; già qualcuna si voltava. Un’esitazione piena d’angoscia tenne il Vallagnosc immobile per un istante: che fare? E stava per entrare dal Bourdoncle, quando vide il Mouret che attraversava la galleria. Disse alla moglie d’aspettarlo, e, afferrato il braccio del suo vecchio compagno di scuola, lo mise in poche interrotte parole al corrente. Il Mouret si affrettò a condurlo nel suo studio, dove lo calmò su ciò che poteva accadere, assicurandolo che non c’era bisogno ch’egli intervenisse, e spiegandogli come le cose dovevano andare di sicuro, senza mostrarsi punto sorpreso da quel furto, come se l’avesse previsto da gran tempo. Ma il Vallagnosc, quando non ebbe piú a temere un arresto lí su due piedi, non accettò il caso con quella tranquillità. S’era gettato su una poltrona, e, ora che poteva ragionare, si diffuse in lamenti per suo proprio conto. Era mai possibile? Eccolo dunque entrato in una casa di ladre! Bel matrimonio aveva fatto, per compiacere il padre!

Il Mouret, meravigliato per quello sfogo da bambino malato, lo stava a guardare rammentandosi come fin allora s’era atteggiato a pessimista. Non gli aveva sentito ripetere mille volte che la vita è nulla, e che soltanto il male ha in sé un po’ di piacere? Cosí, tanto per distrarlo, si divertí per un momento a predicargli l’indifferenza, scherzando da amico. Ma il Vallagnosc andò sulle furie: che gl’importava della sua filosofia? tutta la sua educazione borghese tornava a galla in oneste invettive contro la suocera. Non appena egli era tocco dall’esperienza, non


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