Pierina una mattina col secchiolino in testa
ritto sul cerchio, a vendere il latte se ne va.
Succinta la gonnella per essere più lesta,
e con scarpette basse cammina alla città.
Allegra, canticchiando, facendo i conti in mente,
pensa che può dal latte ritrar qualche denaro
e sei dozzine d’ova comprare agevolmente.
L’ova di poi si covano ed ecco a poco a poco
un bel pollaio in corte che non le costa caro.
La volpe con Pierina avrà cattivo giuoco:
ben ingrassate infine
si vendon le galline.
Col piccol capitale,
si compera un maiale,
che tenero in principio
a furia di cruschello
diventa un porco bello.
Raccolto un altro gruzzolo,
con questo - visto il prezzo che fanno sul mercato -
si compera un vitello,
anzi una vacca, e sembrale vedere già sul prato
saltare questa e quello.
A tanto ben di Dio
saltando essa di gioia, il secchiolin cascò...
Vitello e vacca ed ova e porco bello, addio!
La sua fortuna in terra dispersa contemplò.
Tornata a casa, vede ch’è solo per miracolo
se l’uomo non la batte;
da questo fatto origine ebbe l’antica istoria
del secchiolin del latte.
Non c’è nessun che in aria non fabbrichi un castello;
o don Chisciotti, o Pirri, o saggi, o mentecatti,
ciascun sogna vegliando, e siam tutti distratti
dai sogni che riempiono di nuvole il cervello,
tutto par pronto e facile, l’amor, l’onor, la gloria;
e subito mi gonfio di pazza vanagloria,
e già mi sembra d’essere, o papa, o prence, o re,
già vedo tutto il popolo prostrato innanzi a me,
ma proprio mentre io siedo de’ miei gran sogni in cima,
cade il castello, e resto il Bertoldin di prima.