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160 parte prima

fu subito raggiunto dalla sua sposa, che lo stette curando per venti giorni senza mai muoverglisi dal fianco. Il cacicche Pasquale a cui in una sorpresa fu portata via la moglie, vecchia e brutta, preparò una invasione, corse dietro le tracce, si battè come un leone e ritolse la sua compagna ai nemici. E questi son fatti accaduti sotto i miei occhi in poco tempo.

Quando un Indiano vi si presenta e vi chiede, non dimentica mai, nè i suoi figli, nè le spose, nè i parenti: e quando riceva alcuna cosa divisibile la riparte non solamente tra questi, ma anche tra i suoi compagni.

Ho visto sempre la madri amorosissime pei loro pargoli; ed è noto che le guerre tra le tribù e le uccisioni tra gli abitanti della medesima tolderia hanno quasi sempre per movente la vendetta delle offese recate ai compatriotti o ai parenti. E se non è affetto questo, quale è mai?

Sono crudeli però coi loro prigionieri di guerra che uccidono. Ma questa crudeltà non possiamo rinfacciargliela, noi che la usammo fino a ieri, si può dire; che la esercitammo in immensa scala contro gli stessi Indiani all’epoca delle conquiste; e che la usiamo ancora oggi contro gli stessi quando lo possiamo fare a man salva; e che son pochi istanti la stava usando contro i difensori della loro patria, l’Austria, gendarme patentato dai civili firmatarii del trattato di Berlino.

Tra gli Indiani, quest’uso di uccidere i prigionieri è una necessità di sicurezza personale nella loro vita nomade esposta a continue sorprese, poi li libera dalla vergogna della schiavitù, che non conoscono. Questo poi è uno dei fatti della maggior conseguenza nell’avvicendarsi delle schiatte, pel quale la superiore, o per forza o per intelligenza, si sostituisce per intero alla vinta, dando luogo così agli effetti di quel processo di selezione che è base scientifica della teorica Darviniana, e al quale si deve il graduale miglioramento delle razze d’ogni regno organico, per le quali tutta la lotta per la vita è concretata nel mors tua vita mea.