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da corrientes alla frontiera 161


Sarebbero antropofagi questi Indiani qua? È una curiosità che si sveglia in tutti noi all’idea di tali selvaggi.

In America, l’antropofagia è stata in onore presso Ebrei e Samaritani, presso Barbari e Civili. I Caribi selvaggi, e i Messicani inciviliti, avevano i migliori piatti di lor cucina serviti a carne umana. I mansueti Peruani non sdegnavano lo intingolo di sangue umano per le loro Pasque, in cui ammassavano il pane di maiz col sangue tratto dalla fronte di fanciulli, beccaie pietose erano le gentili e belle monache loro.

Ma tra i primi l’antropofagia non andava più in là dei prigionieri di guerra, che, morti per morti, era trovato più pietoso e più utile farli prima godere e ingrassare, per poi arricchirne la parca mensa. Così è, che tra i Ciolulesi e i Tlascaltesi, che accompagnarono gli Spagnuoli all’assedio di Messico, fu motivo di orrore l’avere questi gradito per fame la carne dei loro compagni morti nell’assedio. È poi da credersi che la cucina avesse la sua parte nell’immenso numero di sacrifizii umani a Huitzlopotolili, onde i Sacerdoti, a mo’ dei Leviti, avessero per la loro tavola sufficienti bocconi buoni tratti dalle parti scelte delle vittime.

Qua nel Ciacco, anche se è stata in uso temporibus illis, cosa che non si può affermare, l’antropofagia, in oggi, o non esiste, o la si deve considerare ridotta ai minimi termini.

Taccio dell’uso di bere l’aloja nella cotenna strappata dal cranio del prigioniero e ridotta a coppa propiziatrice di vendetta e di vittoria, e vo’ dire d’un caso che ci darà qualche altro dato.

«Arrivato allora allora in Buenos Ayres, fui incaricato di andare nel Ciacco a dividere terreni sul Rio Salado. Allora da Cordoba a Santiago la strada si faceva tutta in diligenza. Ignaro dei costumi e fin della lingua del paese, mi accorsi ben presto che avrei fatto un cattivo viaggio, quando mi incontrai con un Brasiliano figlio di Francesi, che veniva a Santiago per trattare la vendita ai Taboada d’una grossa

11.—Pelleschi. Otto mesi ecc.