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P. II. AR. XI. DIGRESSIONE SOPRA IL FREDDO. 137

sciuto dal dotto Anonimo. Dice egli: il Sole più vicino artrae maggiormente il Mercurio, e però lo tiene più alto; quasi che non dovesle per l’istessa ragione e nell’isteslo tempo sollevare anche l’Atmosfera, e però tenere il Mercurio più basso. è

In fimil modo ragionare fi deve della diminuzione dell’obliquità de!l’Ecclittica , a cui qualche altro imputa l’alterazione delle Stagioni. Questa è una variazione lentissima, dipendente dal fito dei nodi degli altri Piane= ti, i quali in questi secoli attraggono la Terra e la fua orbita verso l’equatore . Ma tutta questa variazione è circoscritta a poco più d’un grado, fi compie in decine di secoli, e se anche fi facesse tutta in un anno, non produrrebbe effetto sensibile .

Incolpano alcuni le macchie solari. A fimili macchie attribuisce il Cartefio l’estinzione dei Soli, i quali a poco a poco coprendosi di schiume e di croste diventano opachi, e pianeti. Alle macchie attribuirono alcuni il pallore qualche volta oslervato nel Sole per fino un anno intero . Alle copiose macchie riferisce il Sig. Weidlero il freddo dell’Inverno 1729; il P. Reita quello dell’anno 1642; e nel freddo sensibile dei 18 Giugno I721 ( Mad. Reg. ), fa osservata una gran quantità di macchie nel Sole. Al difetto di macchie attribuiva l’Argolo il gran caldo, e il gran secco dell’anno 1632. Ma negli anni 15918,17919,che furono calidissimi e prodigiosamente asciutti, fu osservata una frequenza grandissima di macchie pel Sole. Senza queslo obbietto, in vero grande, quest’ipotesi delle Macchie spiegherebbe felicemente la minorazione del caldo oslervata in questi anni, tanto più che se ne o!lerva un’abbondanza prodigiosa, ed io ala meno non ho veduto mai tante e sì grandi macchie nel Sole quante negli anni scorsi 1779, 1780. i

Dell’Atmosfera solare, e di quelle delle Comete, dirò una parola qui dopo. Confideriamo ora qualche cagione più vicina, e terrena . Per ispiegare l’alterazione delle stagioni ricorrono alcuni alla distruzione de’ boschi .

In fatti al tempo de’ Romani, e fino quasi a tre Secoli addietro, era l’Europa tutta coperta di selve, era tutta un gran bosco. I boschi impe»

discono l’azione del Sole, trattengono l’umido e il freddo . Quindi il m2ggior freddo, dicono, che regnava allora, e per cui fi gelavano quei fiumi, che ora non fi gelano più. Ma infieme nei tratti lavorati e colti doveva concentrarsi maggior caldo, e i venti freddi di tramontana dove . vano venire arrestati dai boschi istesì: quindi anche in provincie più set tentrionali, come nella Piccardia, poteano coltivarsi le viti, che ora non vi possono più vivere. ’

Anche questa è una spiegazione più speziosa che solida . Poichè prima i fatti, sui quali è fondata, non sono certi, mentre anche in questi anni prossimi gelasi il nostro Adige, e il nostro Pò, non che i fiumi di Francia come nel 15768; e per le viti, che in qualche paese non possono più allignare, può ciò provenire da cause morali, e da difetto di coltura. It fatto anzi sia tuto al contrario: il freddo cresce, ed il calore scema:

poichè appresso di noî nè pure è vero quello che fi è detto sopra da quell’autor Anonimo, che vi fieno giorni più caldi negli anni prossimi,


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