Vai al contenuto

Pagina:Serao - La conquista di Roma.djvu/63

Da Wikisource.
Versione del 18 lug 2019 alle 22:49 di Luigi62 (discussione | contributi) (Riletta)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)

La Conquista di Roma 59

quel profluvio di parole, calzando a stento la mano rossa e paffuta della ragazza. Il papà guardò sua moglie, con una cera turbata.

Adesso, la bottega si empiva di nuovo, di gente frettolosa, nervosa, che non poteva aspettare, che batteva i piedi dall’impazienza, che lacerava i guanti per metterli presto. Davanti al banco era una doppia fila di avventori, che si accalcavano gli uni sugli altri: sul banco una grande confusione di scatole aperte, uno sfasciamento di mucchi di guanti: un odore forte di pelle, quell’acuto odore tutto femminile che ubbriaca.


Il gaio sole autunnale, in quella mattinata tutta gioconda, saliva sulle case di via della Colonna, sulle case di via degli Orfanelli, e illuminava di traverso Piazza Colonna: la colonna Antonina pareva nera e vecchia in quello spolverio di luce bionda che la circondava, e si delineava, tutta raggricchiata, come gobba, sulla facciata rossa del palazzo di Piombino.

Nell’aria limpida era come uno scintillio di atomi dorati. Non spirava un’aura di vento: una dolcezza immobile avvolgeva le strade e le case,