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Pagina:Alcippo.djvu/37

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36 A T T O

Montano, et il mio dir non è creduto;
Ma tu per certo mi minacci in vano,
Minacciandomi morte;
È sì fatta mia sorte,
Ch’esser dee mio desio
Il perder questa vita;
Perche viver deggio io?
Già fatto amando di provare indegno
Un minimo conforto,
E riserbato a l’ira
Et a l’altrui disdegno?
Deh che vedrei vivendo,
Salvo una fronte oscura?
Et un guardo per me non mai sereno?
Atti sempre feroci,
Et accenti, e parole
Da pormi dentro il cor rabbia, e veneno?
Ah rompasi oggi mai
Il corso de miei giorni;
Sia lieta Clori di vedermi estinto,
Poi che sì mal l’amai.
È giusto, che risponda
Al principio la fin del viver mio;
A pena nato al mondo
Perdei patria, e parenti, e di me stesso
Non ho notizia alcuna;
Da le miserie oppresso
Io pur fui sostenuto,
Perche crescendo io ben gustar potessi
I gravissimi affanni,
Che conosciuti non havrei morendo
In su quei teneri anni;
Montano è gran ragione,


Ch’io