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Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/352

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342 la lena.

Fin che le ventiquattro ore non suonino.
Corbolo.Orsù, ripon lo spiedo, e vien, chè Ilario
Li venticinque fiorini ti annoveri.


SCENA VI.

CORBOLO.


Ben succede l’impresa; avrà l’esercito
Delle bugíe, dopo tanti pericoli,
Dopo tanti travagli, al fin vittoria,
Mal grado di fortuna che a difendere
Contra me tolto avéa il borsel d’Ilario.
Ma dove entra colui? Vien vien, Pacifico,
Vieni, esci fuor, corri presto, soccorrici.


SCENA VII.

PACIFICO, CORBOLO.


Pacifico.Eccomi, eccomi qui.
Corbolo.                                   Corri, Pacifico:
Provvedi che colui non vegga Flavio.
Pacifico.Chi colui?
Corbolo.                  Come ha nome questo giovine
Vostro? Che tardi? Va dentro e conoscilo.
Menghino, il dirò pur.
Pacifico.                                     Menghino? diavolo!
Corbolo.Menghino sì, Menghin. Ve’ negligenzia
Di bestia! Ma più bestia io, che rimettermi
Voglio a costui che è lento più che un trespolo.
Ed ecco che ritorna anco la Menica.
Da tante parti sì le forze crescere
Veggo ai nemici, che mi casca l’animo
Di potere a tanto impeto resistere.


SCENA VIII.

MENICA.


Alla croce di Dio, mai più servizio
Non fo alla Lena. M’ha di là dagli Angeli