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Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/22

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10 LA GERUSALEMME

XXVI.


     Perocch’altronde la Città non teme
Dell’assalto nemico offesa alcuna.
Quivi non pur l’empio Tiranno insieme
204Il forte volgo e gli assoldati aduna;
Ma chiama ancor alle fatiche estreme,
Fanciulli e vecchj, l’ultima fortuna.
E van questi portando ai più gagliardi
208Calce, zolfo, bitume, e sassi, e dardi.

XXVII.


     E di machine e d’arme han pieno innante
Tutto quel muro a cui soggiace il piano.
E quinci, in forma d’orrido gigante,
212Dalla cintola in su sorge il Soldano;
Quindi tra’ merli il minaccioso Argante
Torreggia, e discoperto è di lontano:
E in su la Torre altissima angolare,
216Sovra tutti, Clorinda eccelsa appare.

XXVIII.


     A costei la faretra e ’l grave incarco
Delle acute quadrella al tergo pende.
Ella già nelle mani ha preso l’arco,
220E già lo stral v’ha su la corda, e ’l tende:
E, disiosa di ferire, al varco
La bella arciera i suoi nemici attende.
Tal già credean la vergine di Delo,
224Tra l’alte nubi, saettar dal Cielo.