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Capo XLVII.
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Cessarono le nausee che pativa da lungo tempo il mio stomaco, cessarono i dolori di capo, e mi venne un appetito straordinario. Io digeriva eccellentemente, e cresceva in forze. Mirabile Provvidenza! ella m’avea tolto le forze per umiliarmi; ella me le rendea perchè appressavasi l’epoca delle sentenze, e volea ch’io non soccombessi al loro annunzio.
Addì 24 novembre, uno de’ nostri compagni, il dottor Foresti, fu tolto dalle carceri de’ Piombi e trasportato non sapevam dove. Il custode, sue moglie ed i secondini erano atterriti; niuno di loro volea darmi luce su questo mistero.
— E che cosa vuol ella sapere, diceami Tremerello, se nulla v’è di buono a sapere? Le ho detto già troppo, le ho detto già troppo.
— Su via, che serve il tacere? gridai raccapricciando, non v’ho io capito? Egli è dunque condannato a morte?
— Chi?... egli?... il dottor Foresti?... —