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Pagina:Macbeth.djvu/106

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ATTO QUARTO 103

Bella al par che prudente? E senza sdegno
Ascoltar li potea quel buon signore
Respingere l’accusa? Oh, molto adunque
Com’io dissi, prudente! E se per caso
Malcomo e Donalban (che Dio nol voglia!)
Cadessero in quell’ugne, io v’assecuro
Dovrebbero imparar qual fio si merti
L’assasinio d’un padre: e tal saria
Pur di Fleanzio. - E il sir di Tife? Un detto
Libero, e il non tener dell’oppressore
L’invito periglioso, alla sua rabbia
L’han fatto segno. Ne sapete? Ignoto
Non v’è dove Macduffo or si ritrovi?
lenox.
Malcomo, il primogenito ed erede
Dell’ucciso Duncano a cui Macbetto
La corona ha rapita, or vive in Corte
Di Eduardo, bandito ed onorato
Come un vero monarca, e le amarezze
Dell’esilio non sente. Anco Macduffo
Corse in terra britanna a supplicarvi
Quel santo re di moverci in ajuto
Il valoroso condottier Sivaldo,
Perchè, protetto dal Signore, abbatta
Il cruento tiranno, e ne ridoni
Le nostre notti di tranquillo sonno;
E perchè dalle mense e dai conviti
Ne allontani il pugnal dell’assassino,