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Pagina:Malombra.djvu/107

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« I miei omaggi à ton très-haut seigneur et maître, se lo vedi.

« Addio, cara. Sto rileggendo un libro vecchio, l'Amour di Stendhal. È scritto au bistouri.

«Marina.»

La signora De Bella, che aveva fatto per curiosità qualche follìa meno savia di questa, rispose tra scherzosa e corrucciata, minacciò l’amica con la punta della sua morale di gomma e conchiuse accettando; con la riserva sottintesa di leggere le lettere prima di spedirle. Ell’era, sovratutto, una donna di coscienza.

La risposta dell’autore di Un sogno non si fece attendere lungamente. Egli vi sosteneva con maggior cuore che vigore logico le opinioni espresse nel suo romanzo intorno alla fatalità e alla potenza invincibile dello spirito umano che vuole. Dimostrava come, negli avvenimenti a cui deve necessariamente concorrere la volontà dell’uomo con atti che toccano la sua coscienza morale, questa volontà sia un elemento principale che ne determina la forma; un’incognita variabile che introdotta nei calcoli fondati su leggi naturali fisse ne rende sempre incerto il risultato. Negava poscia l’azione prestabilita e necessaria della volontà che assente al male. Posto in sodo come basti alla dimostrazione della libertà umana che l’uomo possa sempre decidersi per il bene, sosteneva che lo può. Diceva che può sempre attingere l’impulso determinante al bene dal fondo dell’anima sua stessa, da un punto di misterioso contatto con Dio ond’entra in lei una forza non calcolabile. È un gran torto, soggiungeva, della psicologia moderna di non avere sufficientemente osservato i fatti interiori che vengono in appoggio di tale contatto. Colà sta la grande guarentigia della libertà umana.

Quest’azione divina ch’entra dunque innegabilmente nell’origine delle azioni umane, non si oppone