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Pagina:Novelle lombarde.djvu/129

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siede un’altra cosa, ch’io non ho; la virtù. A lui non poteva io offerire una mano immacolata, un cuore innocente, siccome questa povera fanciulla Ma virtù!.... che virtù è la sua, che tutto deve a me, tutto; che l’accolsi deserta; che celo il segreto di suo padre, mentre con una parola il potrei, il dovrei perdere! e l’ingrata mi rapisce l’amante. Sleale! La mia vendetta ti coglierà, quanto meriti acerba. — Sebbene.... slealtà!.... vendetta!... Che sa lei di codesti miei amori? Ove sono le arti con che m’offese?... Deh potess’io tornare com’essa, fanciulla povera, ma senza pensieri, senza questi pensieri, che notte e dì ribollono qua dentro, e non mi lasciano pace mai, mai. Bella innocenza; chi me la può restituire! Qual cosa può eguagliare i piaceri dell’età ingenua, del primo amore? — E nè quelli tampoco io godetti senza colpa, io sciagurata!.... e costei se li godrà. Ma da parte mia ho gustato, e posso gustare ancora la sublime voluttà della vendetta. Oh! è pur dolce il contare i momenti che avanzano al vivere del tuo nemico; saperlo in agonia senza ch’egli stesso lo sappia: poi udire un gemito — e non più. Ah! v’è armonia che lo pareggi?.... ed io l’ho sentita, e chi mi toglie di sentirla ancora? di vedere conversi in pianto i trionfi di codesta orgogliosa? — Oh, ma ella è ospite mia, l’ho ricoverata; tutta si confida in me — e tradirla? Che? non ha ella prima oltraggiato me? Poi perchè il bene che le ho fatto dovrebbe a lei obbligarmi? — D’altra parte la legge non comanda essa più alto che non queste passeggiere affezioni? e la legge non ha bandito di consegnare queste Polidoro Boldone capo di ribelli, o guai? nol dovrei far io? non tra-